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Movimento perfetto

Il movimento perfetto esiste davvero?

Ti sei mai chiesto se possa esistere il movimento perfetto? Hai mai pensato se sia possibile qualificare e quantificare, secondo una determinata scala di valori, la perfezione di un movimento? Si? Bene, allora complimenti, perché tu sei uno di quei trainer volti alla ricerca della qualità assoluta del gesto motorio!

Il movimento in ambito sportivo e fitness

A questo punto è corretto distinguere i diversi ambiti specifici dell’attività motoria. Relativamente alle specifiche tecniche e regolamentari di ogni singolo sport, un gesto motorio deve esprimere il maggior grado di efficacia possibile; ma spesso, suddetta sequenza motoria volta al risultato massimo mal si sposa con il rispetto delle più elementari leggi della biomeccanica e dell’ergonomia del movimento.
Negli sport come ad esempio il golf ed il tennis, solo per citarne un paio, la fanno da padrone alcuni gesti motori peculiari e specifici, grazie ai quali viene soddisfatto lo scopo ultimo di ognuna di queste discipline; lo swing nel golf, quando eseguito perfettamente secondo i canoni specifici, permette al giocatore di avvicinare il più possibile la pallina alla buca, al pari di un servizio nel tennis preciso e potente, che può permettere al giocatore di chiudere un punto a suo favore senza neppure costringerlo ad utilizzare energie in uno scambio più o meno lungo. In ambito fitness, ad esempio nel body building professionistico, nel crossfit competitivo o nel cosidetto functional training, vediamo atleti compiere movimenti che hanno il solo scopo di attivare più specificatamente possibile un determinato distretto muscolare (body building), eseguire il maggior numero di ripetizioni (trazioni alla sbarra nel crossfit) o coinvolgere catene cinetiche con movimenti complessi che sfruttano i limiti dell’articolarità (snatch).
A questo punto però, la domanda da porsi è: questi movimenti, per quanto eseguiti perfettamente ed efficacemente secondo i canoni specifici di ogni sport o disciplina, rispettano le strutture articolari, tendinee e muscolari? Sono dunque perfetti anche dal punto di vista biomeccanico? La risposta è no!

La biomeccanica.

Di seguito una esaustiva definizione di biomeccanica:
“Branca della bioingegneria che si occupa degli effetti di forze interne ed esterne sull’organismo, sia in movimento sia in riposo. La biomeccanica applica le leggi della fisica allo studio del movimento e dell’equilibrio umano, indagando contemporaneamente sul comportamento e le proprietà (per es., resistenza meccanica dei tessuti) degli organi preposti a tale scopo. La biomeccanica trova applicazione nello sport, dove viene usata per migliorare le prestazioni ottenibili dagli atleti, in patologia, particolarmente in ortopedia e settori collegati, dove viene usata per studiare le cause di lesioni caratteristiche di discipline sportive diverse, incidenti automobilistici, ecc., e nell’industria, per migliorare schemi di lavoro e macchinari in funzione delle esigenze dell’organismo umano.” (Treccani).

Il movimento perfetto secondo le leggi biomeccaniche.

Tutto chiaro, vero? Proseguiamo con il nostro ragionamento e vediamo ora come la conoscenza approfondita della biomeccanica può permetterci di creare sequenze motorie efficaci, efficienti e rispettose degli equilibri fisiologici delle articolazioni, dei tendini, dei legamenti e dei muscoli.
Tanto per cominciare, un buon personal trainer dovrebbe possedere la massima familiarità con la fisiologia articolare applicata e l’anatomia funzionale; dunque non soltanto conoscere caratteristiche strutturali, fisiologiche, origine ed inserzione dei principali corpi muscolari, ma sapere a menadito in che modo l’azione di un muscolo mono o bi-articolare si ripercuote sul complesso muscolo-articolare dello stesso distretto anatomico e come un movimento può incidere positivamente o negativamente su di un’articolazione.
A queste conoscenze bisogna associare una corretta capacità di analisi e di valutazione degli atteggiamenti posturali e delle caratteristiche fisiche, antropologiche e morfologiche del soggetto.
Ma la conoscenza approfondita del corpo umano e dei suoi schemi motori non è nulla se non si conoscono le leggi basilari della fisica! Sapere cosa sono le leve e sapere cos’è il momento di una forza, soltanto per enunciare due esempi, fa la differenza fra un trainer incompetente ed un personal trainer propriamente detto, e permette di strutturare un movimento biomeccanicamente perfetto, efficace e sicuro.

Il movimento biomeccanicamente perfetto si ottiene combinando correttamente la traiettoria della leva anatomica (nel rispetto della fisiologia articolare) con il giusto sovraccarico, la cui tipologia e direzione vettoriale saranno stabilite in funzione della postura e dovranno determinare la corretta contrazione muscolare relativamente alla tipologia di movimento (spinta, trazione o monoarticolare) su tutti i piani dello spazio.

Ma non è finita qui! Ora viene il difficile ma anche il bello della questione!
Seguici e scoprirai come nel prossimo articolo parleremo di come combinare in maniera corretta e funzionale le caratteristiche del soggetto con la fisica applicata ed il training, sia  a corpo libero che con i vari supporti come elastici, pesi liberi, macchine isotoniche etc, in funzione dell’obiettivo specifico.

AUTORE: RAFFAELE BLASI